Questa è una classica storia dei mitici anni Ottanta, un periodo di grandi passioni, eventi e personaggi. Stefan Bellof è sicuramente stato una delle stelle più brillanti di quel periodo, cui solo un destino malevolo ha impedito di raggiungere i massimi livelli in Formula Uno, perchè nel mondiale Endurance, il velocissimo pilota tedesco ha scritto pagine indelebili, con nove vittorie su ventidue gare disputate, fino a quel tragico pomeriggio di Spa Francorchamps che lo ha portato via per sempre.
Dal debutto nei kart a quello nella Formula Ford, Bellof collezionò successi sia in Germania, sia in campo internazionale e questo gli spalancò ben presto le porte della Formula 2, con il team Maurer Bmw, con il quale già al debutto colse la prima vittoria sul circuito di Silverstone, dove sulla pista bagnata fece conoscere a tutti le sue capacità, bissata poche settimane dopo ad Hockenheim.
La netta superiorità delle March Bmw di Corrado Fabi e Cecotto non gli danno scampo in campionato, ma le doti velocistiche di Stefan sono testimoniate dai tanti giri veloci e richiamano le attenzioni dei team manager sia della F1, che del mondo Endurance, in cui nello stesso anno Stefan debutta.
Le sue prestazioni non passano inosservate e lo sponsor Rothmans (colosso del tabacco, ndr) lo inserisce nel team ufficiale Porsche in cui in coppia con l’esperto Derek Bell, Bellof vincerà le prove di Silverstone, Fuji e Kyalami.
In F1, la McLaren è ormai pronta a portare al debutto il motore Tag Porsche e Ron Dennis offre a Bellof un test, ma il veto dello sponsor Rothmans – la McLaren è legata al marchio concorrente Marlboro – fa sfumare questa opportunità, nonostante la buona impressione suscitata. Ma in F1 Stefan ci arriva lo stesso, certo non dalla porta principale.
La Tyrrell non è di certo un top team, ma Bellof, come tanti suoi colleghi porta avanti ambedue i programmi, con grande professionalità e nel 1984 arriva la definitiva consacrazione. E’ l’anno nel quale Stefan si laurea campione del Mondo Endurance assieme a Derek Bell al volante della Porsche 956B del team ufficiale, vince il titolo tedesco della categoria prototipi ed in Formula 1 vive la sua giornata di gloria nel bagnatissimo Gp di Monaco, dove partendo ventesimo, rimonterà fino al terzo posto.
La sua Tyrrell con il vecchio motore aspirato Ford Cosworth nulla può contro i motori turbo, ma quel giorno la pista bagnata rende tutto più equilibrato e nel giorno della grande prova di Senna, anche Bellof da spettacolo. La decisione discussa e discutibile del direttore di corsa Ickx di fermare la corsa, toglie a Senna una probabile vittoria e al pilota tedesco la possibilità di capire fin dove avrebbe potuto arrivare.
Purtroppo, di quell’impresa poche settimane dopo non resterà nulla. Il team di Ken Tyrrell verrà escluso dal campionato con la cancellazione di tutti i risultati perché trovato irregolare nelle verifiche post gara di Detroit, avendo utilizzato un serbatoio nel quale, oltre all’acqua per il raffreddamento dei freni, vengono trovate palline di piombo, si sospetta che le auto corressero sottopeso e la sanzione è pesantissima.
Il successo nel mondiale Endurance ripaga dalla delusione, ma mentre in F1 il contratto con la Tyrrell prosegue anche per l’anno successivo, a fine 1984 Bellof lascia il team Rothmans e si trasferisce al team Brun con cui cercherà di difendere il titolo con la 956 contro la 962C ufficiale.
Si è detto molto di questo trasferimento, ma in realtà il motivo è stato molto semplice: la difficile convivenza nella stessa squadra con il belga Jackie Ickx, con il quale la rivalità era alle stelle.
Un duello tra il giovane arrembante e il vecchio campione per il quale era difficile reggere il confronto, pur essendo ancora un ottimo pilota. Bellof, vinto il titolo, non poteva più accettare ordini di scuderia, perché era consapevole di essere ormai lui la stella della squadra, ma Ickx nell’ambito Porsche era un’istituzione e soprattutto, in ottica di Le Mans, a lui non si poteva rinunciare. Le strade per cui si separarono e certo crearono un clima non del tutto estraneo a ciò che accadde il primo Settembre del 1985.
Quel giorno Bellof voleva dimostrare, a Spa, in casa del rivale , che pur con la meno performante e più pericolosa 956 era lui il più forte. Questo è sicuramente ciò che pensò quando al Raidillon affiancò il rivale che gli aveva lasciato un varco. Non poteva certo immaginare che Ickx avrebbe chiuso il varco in modo così deciso.
La collisione fu inevitabile e lo schianto contro le barriere fu fatale al giovane pilota tedesco. Di certo, un pilota dell’esperienza di Ickx avrebbe potuto immaginare che Bellof fosse quasi al suo fianco e non avrebbe potuto sparire, come avrebbe dovuto calcolare che in quel punto un incidente avrebbe avuto conseguenze tragiche.
Ma non lo fece e Bellof ne pagò le conseguenze. Morì così a soli 28 anni il pilota tedesco, un altro dei tanti incompiuti che il mondo dei motori ricorda, ma a suo, di ricordo, rimane qualcosa che lo rende ancora immortale, perchè il vecchio Nurburgring, il famosissimo Nordschleife, ha ancora stampato e ben impresso il nome di Stefan Bellof, che con la sua pericolosa Porsche, fermò il cronometro su quello che è stato e ancora resta, il giro più veloce mai percorso su quel tracciato. E che forse, resta e resterà per sempre, come il più grande “giro” che il mondo dei motori ricordi.