E’ il giorno di Ferragosto del 1982, una delle stagioni più drammatiche della F1. Dopo le tragiche scomparse di Gilles Villeneuve e Riccardo Paletti, nel weekend precedente in Germania, un altro incidente, occorso a Didier Pironi, sconvolge la F1.
In un clima di apprensione e tristezza si arriva quindi sul circuito di Zeltweg, in Austria, tracciato velocissimo dove le vetture spinte dai motori turbo appaiono le logiche favorite. In modo particolare le Brabham Bmw si trovano particolarmente a loro agio e monopolizzano la prima fila con Piquet e Patrese, seguite dalle Renault di Prost e Arnoux e dall’unica Ferrari in pista, quella di Tambay, dato che la Ferrari non ha ancora sostituito Pironi.
Una scelta comprensibile dal punto di vista umano, ma che si rivelerà controproducente nel tentativo di difendere la leadership dell’infortunato pilota francese. La gara si svolge in una giornata caldissima e le emozioni cominciano già alla partenza del gp, quando la mancata partenza della Williams di Daly provoca una collisione tra le due Alfa Romeo di De Cesaris e Giacomelli che sono costretti al ritiro.
Dopo una partenza non perfetta, che gli aveva fatto perdere una posizione, Patrese rompe gli indugi e scavalcando prima Prost e poi Piquet si porta al comando. Dietro di lui si susseguono i colpi di scena, Tambay si ritrova nelle retrovie per una foratura, Arnoux è costretto al ritiro, Piquet rientra ai box per il rifornimento, ma i meccanici non sono pronti e il pilota brasiliano perde molto tempo e rientra attardato in pista.
Patrese sembra involarsi verso la vittoria, ma il cedimento del motore Bmw, con il conseguente bloccaggio delle ruote posteriori, provoca una pericolosa uscita di pista, fortunatamente senza conseguenze. Poco dopo anche il suo compagno di squadra Piquet si ritira, con Prost che rimane al comando davanti a De Angelis ma a pochi giri dalla fine la Renault del pilota francese si ammutolisce.
De Angelis si trova per la prima volta in testa, seguito a pochi secondi da Rosberg che con una serie di giri veloci si porta in scia al pilota italiano e nell’ultimo giro tenta il sorpasso sul traguardo, ma per cinquanta millesimi sarà solo secondo.
Per De Angelis si tratta della prima vittoria, la Lotus torna al successo dopo quattro anni e all’arrivo Colin Chapman lancia in aria il suo cappellino. Sarà l’ultima volta, perché nel Dicembre dello stesso anno il geniale proprietario della Lotus scompare. Singolare che a regalargli l’ultima vittoria sia stato il suo pilota “prediletto”, da lui voluto fortemente e che per lui negli anni prima rifiutò proposte da Brabham ed Alfa Romeo.
Per ottenere la seconda vittoria De Angelis dovrà aspettare il 1985, quando vincerà il Gp di S.Marino. Nel 1983 infatti il passaggio al motore Renault si rivelerà molto complicato e poche saranno le soddisfazioni, mentre l’anno successivo sarà un anno con buoni risultati, tanti piazzamenti nella stagione del dominio McLaren Tag Porsche, che porteranno Elio al terzo posto nel Mondiale.
Poi, l’arrivo nel team di un compagno scomodo come Ayrton Senna sancì il suo divorzio a fine anno dalla Lotus e il suo passaggio alla Brabham Bmw dove il progettista Gordon Murray stava progettando una vettura rivoluzionaria. Ma la Brabham Bt 55, detta “sogliola”per le sue forme piatte e basse, si rivelò difficile da mettere a punto e poco affidabile sia nel motore turbo Bmw, che per essere alloggiato era stato inclinato di 72 gradi, sia nel cambio trasversale a sette marce prodotto dall’azienda americana Weissmann.
Il passo lunghissimo e l’errata distribuzione dei pesi creava inoltre grossi problemi di trazione. In sè, l’idea non era sbagliata, molti concetti vennero infatti ripresi da Murray nella fenomenale McLaren Mp4/4 del 1988, ma aveva bisogno di tempo per essere messa a punto, che a stagione iniziata era impossibile da trovare.
Mentre il suo compagno Patrese riusciva ad adattarsi alla posizione di guida particolare – il pilota era quasi sdraiato all’interno dell’abitacolo – Elio era in difficoltà e già rimpiangeva di non essersi trasferito alla Williams. Per migliorare il suo affiatamento con la vettura dopo il disastroso GP di Montecarlo, la squadra decise di fare svolgere a lui la sessione di test al Paul Ricard al posto di Patrese e nella tarda mattinata del 14 Maggio l’improvviso cedimento del supporto dell’alettone nella veloce esse della Verriere fu la causa dell’incidente fatale.
La quasi totale assenza di mezzi di soccorso, all’epoca non obbligatori nei test, rese la situazione ancora più amara. L’auto, dopo essersi capovolta, prese fuoco e i fumi del rogo che il pilota inalò mentre era nella vettura gli furono fatali.
Elio De Angelis morì il giorno dopo, 31 anni fa. L’automobilismo italiano perse un grande pilota, dotato di grande classe e di una spiccata capacità di lettura delle varie fasi di gara. Meticoloso, preciso e a dispetto di un’origine famigliare benestante che per molti anni gli venne fatta pesare, molto modesto e riconoscente.
Un uomo appassionato di musica e dotato di grande cultura con tre grandi amori, la Roma, squadra della quale era tifosissimo, il pianoforte – che suonava con grande bravura – e la sua bellissima fidanzata Ute. Le vittorie sarebbero arrivate senza quel maledetto giorno, bello è ricordarlo per la fantastica vittoria ottenuta nel Gp di Monaco F3 nel 1978, quando con la sua Chevron battè tutti i migliori davanti ai team manager della F1 conquistandosi così l’abitacolo della Shadow per l’anno successivo. Un grande signore del quale il mondo delle corse sentì subito e sente ancora la mancanza.