Nella vita di uno sportivo, ci sono momenti e luoghi che assumono un’importanza particolare, talvolta nel bene e altre volte nel male.
Pensiamo, in ambito motoristico, cosa abbia significato per Senna il circuito di Imola, tante vittorie, ma anche l’unica non qualificazione con la Toleman nel 1984, a seguito della disputa con la Pirelli (rottura del contratto e passaggio a Michelin, ndr), fino alla tragica fine dieci anni più tardi. Oppure Monza per il suo Re, Ronnie Peterson, pilota che su quella pista trionfò con ogni vettura, scomparso proprio lì, nel 1978, per non dimenticarsi poi di Cevert e Watkins Glen, dove il promettente compagno di Jackie Stewart, perì due anni dopo la sua splendida vittoria.
Oggi però vogliamo raccontare di una storia a lieto fine, che riguarda Imola e Riccardo Patrese, controversa prima, felice poi, cominciata il primo Maggio del 1983, in un caldo pomeriggio primaverile.
All’autodromo di Imola si corre il terzo Gp di S.Marino, quarta gara stagionale, ed il pilota padovano, al volante della sua Brabham Bmw, scatta dalla terza fila dopo qualifiche piuttosto complicate. Ma in gara è tutt’altra musica.
Dopo pochi giri Riccardo è in testa, scavalcando le Ferrari di Tambay ed Arnoux e sembra volare verso una vittoria, che lo rilancerebbe nel mondiale, in cui è ancora a zero punti. I problemi però iniziano al rifornimento, in cui l’operazione di cambio gomme fa perdere al ventinovenne italiano più di dieci secondi rispetto al suo rivale Tambay.
Al rientro in pista Patrese è secondo, ma a suon di giri veloci, si riporta in scia alla Ferrari ed a sei giri dalla fine sopravanza Tambay, portandosi al comando. Ma la sua gioia durerà poco. In uscita dalle Acque Minerali, Riccardo allarga la traiettoria, finisce sul brecciolino fuori dalla linea ideale e la sua Brabham va ad impattare contro le gomme, tra il tripudio del pubblico ferrarista, che festeggia il ritorno al comando del francese Tambay al volante della Ferrari.
Le immagini televisive dell’epoca testimoniano il comportamento incivile di questi “tifosi”, davanti all’avversario sconfitto, ancor più grave perché accaduto in Italia ad un pilota italiano, che ha sempre avuto un sogno, guidare per la Ferrari. Questo avvenimento condizionò la stagione di Patrese, che si sacrificò ad aiutare il suo compagno Piquet nella conquista del titolo, vincendo in Sudafrica l’ultimo GP della stagione. Seguì il passaggio all’Alfa Romeo, il ritorno alla Brabham, stagioni anonime come la prima alla Williams, orfana del motore Honda.
Ma l’arrivo della Renault e il lavoro dei piloti dell’epoca, Boutsen e Patrese, consentirono alla scuderia di Frank Williams di tornare competitiva ed il 13 Maggio 1990, il cerchio si chiuse.
Al termine di una gara movimentata e ricca di contatti e colpi di scena, sorpassando la McLaren di Berger a pochi giri dalla fine, Patrese andò a vincere raccogliendo gli applausi di tutto il pubblico. Chissà se la cosa sarebbe successa anche se Berger fosse stato al volante di una Ferrari. Probabilmente no, ma, forse, meglio pensare che Imola e il suo pubblico abbiano voluto farsi perdonare quanto accaduto anni prima e il sorriso di Riccardo, sul podio, fece capire che quell’amarezza era, ormai, solo un brutto ricordo.