Ha annunciato proprio in questi giorni il suo nuovo ritiro e questa volta sembra proprio che non ci saranno avvenimenti imprevisti che porteranno ad un ripensamento, come fu invece l’anno scorso, con l’improvviso ritiro di Rosberg, che gli riaprì le porte del team Williams.
Felipe ha anticipato una decisione che altri avrebbero preso, quasi uno scatto di orgoglio per un pilota che ha sempre avuto una grande autostima, che talvolta è stato il suo limite, soprattutto nei rapporti con i propri compagni di squadra. E di compagni scomodi nella sua carriera Massa ne ha avuti, dagli esordi con Fisichella, all’esperienza in Ferrari dove in rapida successione si è confrontato con Schumacher, Raikkonen ed Alonso.
A differenza di Barrichello, Felipe non è uscito schiacciato dal confronto con il pilota tedesco, con il quale c’è stato un ottimo rapporto sia umano che professionale, cosa che non si può affermare sia avvenuta con Raikkonen, mentre il Massa che si confrontò con Fernando Alonso era reduce dal gravissimo incidente del Gp d’Ungheria, quando un bullone sparato dalla vettura di Barrichello lo colpì ferendolo ad un occhio e si trovò ben presto in posizione subalterno rispetto al pilota spagnolo, da sempre molto abile a concentrare su di se le attenzioni della squadra.
Ma il suo anno migliore fu il 2008, quando dopo una partenza negativa, Felipe grazie alle tre vittorie ottenute in Bahrain, Turchia e Francia, dove sfruttò un problema del suo compagno di squadra, riuscì a rilanciarsi nella lotta per il titolo, scalzando nelle gerarchie Ferrari il campione del Mondo Raikkonen e ponendosi come rivale numero uno del giovane Lewis Hamilton che, perso il titolo mondiale precedente all’ultima gara, ora che era prima guida indiscussa della McLaren Mercedes cercava il riscatto.
L’annata proseguì con un’alternanza continua in testa al Mondiale, ma dopo gli appuntamenti estivi la lotta si restrinse ad un duello tra Massa ed il pilota inglese, un duello non privo di polemiche e sanzioni, come a Spa Francorchamps, quando Hamilton venne privato di una meritata vittoria, proprio a favore di Massa, per effetto di una sanzione apparsa molto discutibile.
Oppure anche di episodi sfortunati che colpirono Felipe in Ungheria, in cui, dopo aver dominato la gara fu costretto al ritiro a pochissimi giri dal termine ed a Singapore nella gara divenuta famosa per il cosiddetto Piquet gate, quando un errore del meccanico al pit stop, provocò la partenza anticipata di Massa che si trascinò dietro la pompa del rifornimento, compromettendo una gara nella quale il pilota brasiliano era partito dalla pole e appariva il logico favorito.
Nonostante questo si arrivò all’ultimo appuntamento con una situazione ancora aperta: Hamilton poteva vantare sette punti di vantaggio su Massa, ma poiché l’ultima gara si correva ad Interlagos, dove Massa aveva vinto nel 2006 e aveva di fatto lasciato la vittoria a Raikkonen l’anno successivo per consentirgli di vincere il mondiale, tutto era possibile.
Inoltre per Hamilton aleggiava il fantasma della beffa dell’anno precedente quando aveva perso il mondiale proprio a vantaggio di un pilota che si era presentato all’ultimo appuntamento staccato di sette punti. Il weekend parte secondo le previsioni, Felipe Massa fin dall’inizio dimostra in tutte le sessioni di essere il più veloce, mentre Hamilton al quale serve un quinto posto in caso di vittoria del rivale, alterna sessioni positive ad altre meno positive.

Massa conquista la pole, mentre Hamilton ottiene il quarto tempo. Le previsioni del tempo prevedono un’elevata possibilità di pioggia per la gara e questo costituisce un ulteriore motivo di incertezza. Tuttavia, nei primi giri tutto si svolge come previsto: Massa in testa tiene un ritmo insostenibile per tutti, mentre alle sue spalle si mettono in evidenza soprattutto Vettel ed Alonso, mentre Raikkonen si limita a controllare Hamilton, il quale a sua volta cerca di non correre rischi sicuro di poter ottenere il piazzamento che gli serve.
E così avviene fino a quando dopo un primo scroscio, di breve durata, comincia a piovere sensibilmente. La sosta ai box porta Hamilton al quinto posto, ma alle sue spalle Vettel è velocissimo, supera Hamilton che a quel punto vede il titolo fuggire, tentando senza riuscirci di tenere il passo del pilota tedesco della Toro Rosso, ma non ci riesce.
Felipe Massa taglia il traguardo davanti ad Alonso e Raikkonen, il box festeggia, ma ben presto l’attenzione si sposta su cosa sta accadendo in pista, Vettel è quarto, mentre Hamilton a poche curve dal traguardo raggiunge e supera il pilota della Toyota Timo Glock,, che non essendosi fermato a cambiare le gomme gira molto lentamente, e conquistando il quinto posto si laurea Campione del Mondo dopo una gara sofferta e dopo aver rischiato un’altra beffa, mentre nel box Ferrari si passa in pochi istanti dalla gioia allo sconforto.
Seguiranno polemiche ed illazioni sull’ultimo giro di Glock, ma in realtà si trattò solo di un errore di strategia che coinvolse anche l’altro pilota della Toyota, Jarno Trulli. Nessun complotto o simili, solo una buona dose di fortuna e forse un segno del destino per Felipe, che negli anni successivi per un insieme di fattori non ebbe più l’occasione di vincere il titolo.
L’incidente del 2009 sembrò porre fine alla sua carriera, ma il pilota brasiliano riuscì a tornare e l’anno successivo con una Ferrari tornata competitiva ritornò a lottare per le prime posizioni, ma l’episodio del GP di Germania, quando per ordini di scuderia dovette cedere ad Alonso una vittoria meritatissima, si rivelò un colpo difficile da digerire per il buon Felipe, che capì di essere ormai relegato ad un ruolo subalterno.
Dopo alcune stagioni con molti bassi e pochi alti, Massa lasciò la Ferrari e si trasferì alla Williams, con la quale tra poco meno di un mese, a meno di ulteriori colpi di scena, terminerà la sua carriera in F1. E il piccolo brasiliano dalla grande grinta ci mancherà, non solo per le sue qualità in pista, ma anche per la sua schiettezza che lo ha portato talvolta a dichiarazioni scomode ma sincere. OBRIGADO, FELIPE!