La 101esima edizione della corsa più veloce del mondo è la rivincita dopo il 2012, con l’incidente all’ultimo giro del giapponese volante, Takuma Sato, che con il Team Andretti Autosport conquista la sua prima affermazione sul catino dell’Indiana entrando nella storia come il primo pilota del Sol Levante a portarsi a casa la più importante corsa americana e non solo.
Sato ha conquistato l’affermazione tutta giapponese, con il motore Honda, lo stesso che ha tradito Fernando Alonso, al termine di una corsa condotta al meglio dal pilota spagnolo, che si è interrotta a pochi giri dal termine, quando Fernando si trovava in lotta per le prime posizioni.
Nel corso dei 200 giri per le 500 miglia complessive sull’ovale di Indianapolis, primo vero brivido vissuto dopo 52 passaggi con il britannico Jay Howard, pluridoppiato, che va a muro andando sullo sporco e nel rientrare in pista viene colpito dalla monoposto di Scott Dixon, che prende il volo, sfiorando anche Castroneves.
Castroneves riesce ad evitare l’incidente e Scott Dixon, con pezzi di macchina ovunque, riesce ad uscire incolume dalla vettura, dimostrando ancora una volta la grande solidità delle monoposto Dallara, sviluppate nel 2011 dal compianto – e due volte vincitore della 500 miglia di Indianapolis – Dan Wheldon.
Bandiera rossa per ripristinare le barriere divelte da Dixon con Fernando Alonso al comando, in quello che fino a quel momento è un vero e proprio dominio del Team Andretti, che spesso monopolizza tutti i primi 4 posti con le sue vetture, affidate – oltre allo spagnolo – ad Hunter Reay, Rossi e Sato, con Andretti invece un po’ più in difficoltà.
Pochi giri più tardi ed ecco che anche Conor Daly bacia il muro, coinvolgendo indirettamente Jack Harvey, per un’altra breve caution, mentre dopo oltre metà gara si schianta Buddy Lazier, che deve abbandonare la corsa, seguito poi per problemi tecnici durante la bandiera gialla da Sage Karam.
Il secondo grande colpo di scena, mentre davanti continuano i cambi di leadership con anche Max Chilton – ex pilota F1 – al comando, è la rottura del motore di uno dei favoritissimi, Ryan Hunter Reay, che deve dire addio alla gara ed alle speranze di ripetere il successo ottenuto nel 2014.
A meno di 30 giri dal termine, altra caution per la rottura del motore di Kimball e Zach Veach, dunque tutti ai box ed esclusi Chilton ed Ed Jones, che hanno due giri in meno di etanolo, tutti nelle stesse condizioni, con Castroneves, Davison, Sato, Servia, Hildebrand ed un Fernando Alonso in nona posizione a spingere al massimo per portarsi a casa l’ambito trofeo.
A 21 tornate dal termine ecco che accade quello che nessuno si augurava. Poteva finire in qualsiasi modo, meglio a muro, ma Fernando Alonso vede il suo motore Honda in fumo, per quella che sembra essere una beffa del destino, che lo vede protagonista di una stagione travagliata per il motore in F1 ed in una gara come la 500 miglia di Indianapolis, doverla vedere andare in fumo per un problema tecnico non è la migliore delle sensazioni.
Ripartenza dopo la caution per il problema di Alonso ed ecco il patatrac, con un contatto tra Servia e Davison che vede coinvolti poi anche Will Power, James Hinchliffe e Josef Newgarden, in quella che per il team Penske è una disfatta, con due piloti che devono dire addio alle speranze di vittoria.
Pochi giri ancora da percorrere e la pace car prosegue a comandare il gruppo, davanti a Sato, Jones, Castroneves e Hildebrand, con Montoya, sornione, in settima posizione alle spalle di Tony Kanaan, quando il contagiri dice meno 10 e la ripartenza, si spera definitiva, si avvicina.
Chilton alla bandiera verde viene passato da Castroneves e da Takuma Sato, con il giapponese che si porta davanti a tutti e non permette più al brasiliano di avvicinarsi per tentare il sorpasso con il pilota ex Formula 1 che conquista la prima affermazione davanti al driver Penske ed allo stratosferico rookie Ed Jones.
Classifica:
- Takuma Sato – Andretti Autosport – Honda
- Helio Castroneves – Team Penske – Chevrolet
- Ed Jones – Dale Coyne Racing – Honda
- Max Chilton – Chip Ganassi Racing – Honda
- Tony Kanaan – Chip Ganassi Racing – Honda
- Juan Pablo Montoya – Team Penske – Chevrolet
- Alexander Rossi – Andretti Autosport – Honda
- Marco Andretti – Andretti Autosport – Honda
- Gabby Chaves – Harding Racing – Chevrolet
- Carlos Munoz – AJ Foyt Enterprises – Chevrolet