Un mese fa, il 21 Novembre, Kevin Sabatucci si stava allenando con la moto da cross per la gara di beneficenza del Riders for Riders che avrebbe dovuto tenersi la domenica successiva, quando nel tentativo di effettuare un salto è caduto rovinosamente, fratturandosi clavicola, scapola e femore sinistri.
Trasportato in elicottero all’Ospedale Torrette di Ancona, Kevin, dopo 3 giorni di attesa con la gamba sinistra in trazione per rimettere in asse l’osso, è stato finalmente operato sia al femore, sia alla clavicola, con conseguenti dimissioni solamente circa una settimana più avanti, dopo alcune complicanze post operatorie.
Senza aver mai perso il sorriso, nonostante la condizione non semplice, Kevin ha passato dunque circa due settimane in Ospedale, prima di poter tornare finalmente a casa ad inizio dicembre, come vi abbiamo documentato passo dopo passo, per poi iniziare, piano piano, a recuperare tutte le normali funzioni.
Ed oggi, a distanza di un mese esatto, è proprio lo stesso Kevin a parlare ed a rilasciare spontaneamente questa intervista, raccontando passo dopo passo quello che sono stati quei giorni di inferno in ospedale, dispensando consigli utili, vissuti in prima persona, per evitare questo genere di situazioni a chi, in un futuro, potesse trovarsi in una condizione simile.

“Ebbene eccomi qui, un mese dopo il mio incidente, pronto a raccontarmi in questa intervista. La mia intenzione non è quella di fare pena alla gente ne tanto meno di fare la vittima, ma bensì mi piacerebbe sfruttare questo brutto fatto che mi è successo come insegnamento per tutti quei ragazzi che hanno la mia età e inseguono quel sogno che hanno da quando sono piccolini”
Un sogno che prevede però dei sacrifici. Cosa ti senti di dire a questi ragazzi?
“Alla mia età (18 anni) è molto facile perdersi per strada quando si pratica uno sport a livello professionistico, perché ci lasciamo ingannare dai vizi e trasportare da tutte quelle stupidaggini che un diciottenne normale farebbe! Ma purtroppo noi atleti, non possiamo permetterci di fare una vita come quelle dei ragazzi “normali”, perché il nostro fisico deve essere sempre allenato e riposato al punto giusto, e questo ci porta a fare una vita regolare (mangiare sano, andare a dormire presto, allenarsi, andare a scuola…).
Proprio quella vita regolare che io non facevo a pieno!”
Cosa intendi dire con questo? Spiegati meglio.
“Si, mi allenavo tutti i giorni, ma allo stesso tempo mi piaceva stare in giro con gli amici a tal punto da andare a dormire tutte le notti alle 2/3 e poi costretto ad alzarmi alle 7 per andare a scuola! Questo dormir poco non mi faceva recuperare tutte le energie che bruciavo durante il giorno e seppur mi sentivo invincibile, in realtà non era così! Alcuni giorni prima della caduta litigai con mamma e papà che provarono a farmi capire questa cosa, ma io come quasi tutti gli adolescenti ho preferito continuare a fare di testa mia. Quella stessa testa che il 21 novembre mi ha tradito!”
Perchè, cosa è successo in quei giorni? Raccontaci quei momenti.
“La sera prima di quel giorno, ero stato ad allenarmi due ore in palestra per poi andare a giocare a calcetto con gli amici e nonostante tutti questi sforzi non ero andato a dormire prima delle 2:30 di notte. La mattina del 21 mi sono svegliato alle 7:00 per andare a scuola, e una volta uscito, via a girare con la moto da cross, in un circuito che non avevo mai visto e con una moto che non era la mia! Mi stavo allenando per la gara del Riders4Riders a Ferrara, quando ad un certo punto, ho esagerato su quel salto che non riuscivo a fare! Era l’unico salto che non avevo ancora chiuso e questa cosa mi dava un gran fastidio. Già alcuni giri prima, sempre lì, avevo rischiato di farmi male, ma evidentemente non è bastato per farmi ragionare e capire che non era ancora il momento adatto per finirlo! Eppure in quel maledetto giro, una perdita di lucidità mentale, dovuta a quella stanchezza che il mio fisico non aveva recuperato durante la notte, mi ha fatto fare la rampa a tutto gas e mi ha fatto atterrare sopra la curva che c’era qualche metro dopo l’atterraggio!”
E poi? Cosa ricordi di quei momenti? E quelli successivi come sono stati?
“Ricordo poco di quegli attimi, non sono svenuto, ma il dolore alla gamba era talmente atroce che la realtà mi appariva distorta e confusa! Il peggio doveva ancora arrivare però… dopo esser arrivato in ospedale con l’elicottero, è iniziato il vero calvario. Due settimane di inferno, tra dolori, pianti, operazioni, punture,febbre alta e moltissime complicazioni post operatorie! Però nonostante tutto non ho mai perso il sorriso e quella serenità mentale che mi ha permesso di superare al meglio quei giorni!”
E già non è cosa da poco… Come ne esci da questa vicenda? Cosa ti ha insegnato?
“Non nego che è stata durissima e che non lo augurerei nemmeno al mio peggior nemico, ma ne sto uscendo vincitore e con un bel bagaglio di esperienza. Però, se solo avessi dato retta ai miei genitori e ad un mio amico che provarono a farmi capire che la vita che stavo facendo non mi avrebbe portato da nessuna parte, magari adesso non sarei ancora dentro ad un letto in attesa di poter tornare a camminare. Ma da una parte sono contento di averlo capito, anche se a spese mie, ed ho rilasciato questa intervista perché spero possa essere d’aiuto a far aprire gli occhi a tutti quei ragazzi che fanno una vita come la facevo io, perché sappiate che non ne vale la pena poi di stare in queste condizioni! Detto questo, mi ritengo molto fortunato di essermi rotto solo qualche osso e di aver avuto una famiglia e degli amici che mi sono stati sempre vicino in questo lunghissimo mese! Ma il ringraziamento più speciale di tutti va alla mia mamma nonché infermiera personale che non mi ha lasciato mai solo! Ci vedremo molto presto in pista e nel frattempo colgo l’occasione per augurarvi buone feste!”
Presente venerdì scorso alla cena di fine anno del Fan Club di Romano Fenati, in compagnia dello stesso pilota ascolano e dell’ex compagno di team e amico Tony Arbolino, Kevin ha già tolto i punti alle ferite e prosegue nella riabilitazione, che lo vedrà tornare a camminare, presumibilmente, nel mese di gennaio, una volta rimosso anche l’ultimo ricordo dell’operazione alla clavicola.