Proprio in questi giorni, Kimi Raikkonen è tornato alla ribalta presso i media, grazie ad un sondaggio realizzato dalla Ferrari, che lo ha collocato al secondo posto tra i piloti più amati dai tifosi della Rossa, alle spalle dell’inavvicinabile Michael Schumacher, ma davanti a piloti che pure hanno vinto più di lui con la Ferrari, come Lauda o a piloti molto popolari tra i giovani come Vettel o Alonso.
Eppure, l’algido Iceman, è un uomo da sempre di poche parole, antidivo per eccellenza e poco portato fin dagli inizi della sua carriera a dichiarazioni ad effetto, portato a parlare in pista fin dagli albori della sua carriera nella Formula Renault, con la quale ha ottenuto vittorie a raffica sia nel campionato inglese che in quello europeo.
Da qui il salto in F1 è stato breve, visto che nel 2001 Peter Sauber lo ingaggiò dopo un test nel quale aveva ottenuto tempi eccezionali per un debuttante, contro il parere dello sponsor Red Bull, che al suo posto avrebbe preferito il brasiliano Bernoldi.
A causa della scarsa esperienza nelle formule, la Federazione Internazionale gli concesse una Superlicenza a tempo per sei mesi, ma già dopo la prima gara conclusa a punti con un sesto posto, la Superlicenza divenne definitiva. E Kimi ripagò la fiducia del suo team con un’ottima stagione che lo portò ad avere su di se gli occhi di McLaren e Ferrari.
Ron Dennis per averlo pagò a Sauber una clausola di 50 milioni e nell’anno successivo Raikkonen si trasferì nel team anglo tedesco, sostituendo un altro finlandese, Mika Hakkinen, dimostrando subito qualità velocistiche che lo portarono ben presto a prendere la leadership della squadra, a spese dell’esperto scozzese Coulthard.
La prima vittoria sarebbe giunta l’anno successivo in Malesia e rimase l’unica di quell’anno, ma la regolarità ed i podi costanti lo portarono a contendere il titolo mondiale fino all’ultimo a Schumacher, ma il ritiro al Nurburgring, mentre stava dominando la gara, a causa della rottura del motore si rivelò determinante nella rincorsa al mondiale, svanita per due soli punti.
I problemi di affidabilità del motore Mercedes, anche a causa dei progetti estremi dal punto di vista aerodinamico di Adrian Newey si ripresentarono anche negli anni successivi e nel 2005 nonostante sette vittorie Raikkonen non riuscì a centrare il titolo mondiale e questo influì notevolmente nella sua decisione di lasciare la McLaren per trasferirsi alla Ferrari, anche perché l’annunciato arrivo di Fernando Alonso nel team di Ron Dennis gli era sembrata una mancanza di fiducia nei suoi confronti.
Il passaggio alla Ferrari avvenne nel 2007 e dopo un inizio un po’ difficoltoso, anche a seguito di una coesistenza con Massa non semplicissima, Kimi cominciò una rincorsa che lo vide trionfare nell’ultima gara dell’anno, in Brasile, in cui gli errori di Hamilton e del suo box, già avvenuti nella gara precedente in Cina , gli consentirono di laurearsi campione del Mondo, per quello che ad oggi rimane l’ultimo titolo vinto a Maranello.
Fu quella una gara pazza fin dall’avvio, dove Hamilton si ritrovò dapprima a battagliare con il suo compagno di squadra, anch’egli in lotta per il titolo, e poi a seguito di un errore con un tasto del volante, in fondo al gruppo. Il pilota inglese cominciò una rabbiosa rimonta, ma complice una strategia non troppo azzeccata che lo vide fare tre pit stop, giunse settimo al traguardo, perdendo il titolo per un punto, mentre Raikkonen grazie al gioco di squadra di Massa, andò a vincere gara e mondiale.
Nel dopo gara, ci fu il giallo benzina che riguardò la Williams di Rosberg e le Sauber Bmw di Heidfeld e Kubica, che per alcune ore furono a rischio squalifica per la temperatura della benzina troppo bassa, ma poi l’ordine d’arrivo fu confermato sia dai commissari, che dalla FIA alla quale la McLaren aveva fatto ricorso.
Forse anche questo è un motivo che lo rende amato dai tifosi, ma forse anche il fatto che dopo aver lasciato la Ferrari a fine 2009 in modo non proprio indolore sia ritornato nel 2014, dimenticando le ruggini del passato, lo ha portato ad essere nel cuore dei tifosi Ferrari.
Certo nel mezzo ci sono state le esperienze nei rally e nella Nascar e soprattutto due anni in Lotus che lo hanno rilanciato, con due vittorie e numerosi podi. Del resto, il buon Kimi non sarà uomo di molte parole, ma a livello di pulizia di guida e velocità non ha certo disimparato a guidare.
Talvolta in questi anni, in certe gare, può essere sembrato arrendevole, ma in realtà la differenza tra gli anni della gioventù ed ora è legata solo alla consapevolezza che sia inutile prendersi rischi eccessivi, quando il mezzo non consente di fare di meglio.
L’anno scorso ha battuto in prova ed in gara a più riprese un pilota veloce come Vettel ed anche quest’anno, indipendentemente da ciò che possa pensare il signor Briatore, Kimi ha dimostrato di poter lottare per la vittoria e di essere pilota ed uomo di cui ci si possa sempre fidare, magari talvolta penalizzato dalla strategia o dall’avere un compagno di squadra in lotta per il titolo.
Ma chissà che nell’ultima gara dell’anno, o se i progressi verranno confermati l’anno venturo, Kimi non possa ancora regalare ai suoi tifosi la gioia di una vittoria, perché Iceman è nel cuore dei ferraristi, ma anche nel cuore dei tanti fans che lo seguono fin dai tempi della McLaren.