Ci sono nella vita di un pilota giornate che rimangono nella storia, anche in annate che non si concludono con il risultato sperato. Ma quel 27 Agosto 2000 è rimasto indelebile nella carriera di Mika Hakkinen, pilota finlandese dal carattere atipico per un nordico.
Un sorpasso che i supporters della Formula 1 hanno giudicato come il più bello nella storia di questo sport. Difficile dirlo, anche perché la Formula Uno pioenieristica non ci ha lasciato molte immagini in eredità, ma di sicuro in quel sorpasso avvenuto sul circuito di Spa Francorchamps c’è il riassunto di tutte le qualità di questo pilota finlandese, coraggio, astuzia e grande capacità di saper leggere le varie fasi di gara.
Una carriera che lo ha visto vincere nelle formule minori partendo dai campionati nazionali, fino alla Formula Opel Lotus e al campionato inglese di F3, nel quale battè il suo connazionale Mika Salo, con il quale c’è sempre stata una forte rivalità, che si protrarrà anche negli anni di F1, nonostante la ben differente carriera tra i due.
Le vittorie lo portarono presto ad entrare nell’orbita dei team manager di F1 e Hakkinen, come altri suoi colleghi, passò direttamente dalla F3 alla categoria maggiore saltando la Formula 3000. Il debutto avvenne con una scuderia storica, ma ormai in declino, la Lotus, con la quale riuscì nel 1991 ad ottenere i primi punti al Gp di S. Marino.
L’anno successivo le cose migliorarono e i buoni piazzamenti ottenuti provocarono l’interesse di molte squadre. Mika preferì accordarsi con la McLaren, che non gli poteva garantire un sedile per l’anno successivo, ma solo un posto di collaudatore, poiché Senna stava ancora decidendo il suo futuro dopo che il team era stato lasciato dalla Honda e si era accordato con Ford per una fornitura di motori non ufficiali come quelli di cui disponeva il team Benetton e l’altro posto era stato assegnato alla stella americana della Indycar, Michael Andretti.
Il pilota finlandese avrebbe potuto scegliere una squadra di minor livello, ma con un sedile sicuro, ma la sua decisione si rivelò la migliore. Senna si accordò con McLaren, ma tutti sapevano che quello sarebbe stato l’ultimo anno con il team di Ron Dennis, mentre Andretti deluse le aspettative e decise di lasciare, quindi Mika iniziò la sua carriera a tempo pieno con risultati sorprendenti.
All’esordio con la McLaren partì davanti a Senna e nell’ultima gara dell’anno ottenne il suo primo podio, giungendo terzo in Giappone. Purtroppo negli anni seguenti la competitività della McLaren non fu più quella degli anni d’oro: il passaggio al motore Peugeot nel 1994 non diede i risultati sperati, nonostante alcuni buoni piazzamenti.
Nel 1995, l’arrivo della Mercedes rappresentò una svolta importante, ma che avrebbe dato i suoi frutti solo a partire dalla stagione 1997, in quanto i motori tedeschi erano molto potenti ma poco affidabili e negli ultimi anni la McLaren aveva accumulato un certo ritardo anche in ambito aereodinamico, che solo con l’arrivo di Adrian Newey, progettista della Williams, sarebbe stato colmato.
Inoltre nell’ultima gara del 1995 in Australia, sul circuito di Adelaide, Mika Hakkinen fu vittima di un grave incidente, a causa del quale rimase in coma per alcuni giorni. Un intoppo nella sua carriera dal quale però si riprese pienamente, grazie ad una volontà e ad un carattere di ferro che lo hanno sempre accompagnato in ogni fase della sua carriera.
Da qui solo un crescendo, grazie alle capacità sue e del compagno di squadra Coulthard, la McLaren tornò ad un ruolo di protagonista. Nel 1997, a Jerez, ci fu la prima vittoria della carriera, nel giorno dell’incidente tra Villeneuve e Schumacher e negli anni successivi arrivarono i due titoli mondiali con la McLaren Mercedes, il primo vinto a Suzuka dopo una battaglia durata tutto l’anno con Schumacher, il secondo al termine di una stagione difficile e rocambolesca dopo aver piegato la resistenza di Eddie Irvine, divenuto il suo principale avversario dopo l’incidente occorso a Michael Schumacher a Silverstone.
In quest’anno si ricorda un aspetto che ci svela il vero carattere di questo finlandese dal cuore caldo, le lacrime dopo l’errore commesso a Monza, quando era al comando della gara. Un episodio che lo ha fatto amare ed apprezzare anche dal pubblico italiano, di solito poco tenero verso i piloti in lotta con la Ferrari.
Poi ci fu il 2000, un titolo sfiorato ma perso per una serie di problemi, tra cui il ritiro di Indianapolis, ma contraddistinto da una perla, quel sorpasso a Spa, in una gara svoltasi in condizioni di pista umida che Mika sembrava aver compromesso dopo un testacoda che gli aveva fatto perdere il comando della corsa.
Da quel momento però partì una furibonda rimonta che lo portò alle spalle di Michael Schumacher, che sulla sua pista preferita era considerato insuperabile. A quattro giri dalla fine, Hakkinen tentò un sorpasso sul rettilineo del Kemmel, ma Schumacher lo strinse costringendolo sull’erba. Ma Mika non si perse d’animo e nel giro successivo davanti ai due contendenti si materializzò la Bar di Zonta.
Schumacher la sfilò all’esterno, Hakkinen gli prese la scia fino all’ultimo e poi superò Zonta buttandosi all’interno riuscendo a scavalcare il pilota tedesco che sorpreso dalla manovra di Hakkinen non potè opporre resistenza. Una manovra molto decisa e coraggiosa, che gli consentì di andare a vincere la gara.
Purtroppo per Mika il Mondiale poi sarebbe finito diversamente, ma questo sorpasso non potrà mai essere dimenticato. L’anno successivo i propositi di rivincita si scontrarono con la supremazia della Ferrari, che unita alla scarsa affidabilità della McLaren spinsero Hakkinen alla decisione di ritirarsi dalla F1 per dedicarsi alla famiglia.
Qualche anno dopo il pilota finlandese ritornerà alle corse nel DTM con la Mercedes, rifiutando proposte per un rientro in F1, ottenendo in quattro anni buoni risultati. Poi, con lo stesso stile che lo ha fatto ammirare dagli appassionati di tutto il mondo, Hakkinen è diventato ambasciatore Mercedes, fino al ritorno con lo stesso incarico in McLaren, nella scuderia che gli ha consentito di realizzare il suo sogno e alla quale vuol dare la possibilità con la sua competenza di tornare grande.