Era attesa, la notizia. In molti speravano, in tanti ci pensavano, in pochi ci credevano veramente. Antonio Giovinazzi sarà in pista come pilota ufficiale Sauber nel prossimo Gran Premio di Cina, in programma nel fine settimana, nuovamente in sostituzione dell’infortunato Pascal Wehrlein, non ancora pronto e preparato per affrontare al meglio un weekend di gara.
Il 23enne pugliese, terzo pilota Ferrari, avrà dunque la chance di partecipare al secondo gran premio in carriera, dopo l’esordio positivo in Australia, in cui però il giovane italiano non ha potuto prendere parte alla giornata di venerdì, ma ha avuto il via libera solo il sabato, dopo la decisione presa da Sauber e dal pilota tedesco di non rischiare vista la precaria condizione fisica.
Una seconda chance interessante per Giovinazzi, che all’esordio ha ben figurato, girando a due decimi dal compagno Ericsson in qualifica e soprattutto, cosa non facile per un rookie, senza commettere il minimo errore, portando al traguardo la monoposto elvetica in 12esima posizione, davanti ad un altro rookie come Stoffel Vandoorne con la derelitta McLaren Honda.
Una seconda possibilità, dunque, per l’Italia, di avere un pilota impegnato nel massimo campionato come la F1, opportunità che non capitava dal lontano 2011, quando per i colori azzurri corsero, durante l’intero campionato, Jarno Trulli con la Lotus e Vitantonio Liuzzi con la malcapitata HRT, in quella che rimane, per entrambi, l’ultima stagione nel Circus.
Non parliamo, chiaramente, di piazzamento a punti, per quello tocca tornare ancor più indietro nel tempo, sempre grazie a Liuzzi, con la Force India, con un sesto posto nel Gran Premio di Corea del 2010, vale a dire quasi 7 anni fa. Troppo, per una nazione storica della F1 come l’Italia, troppo per non volerne avere ancora, di piloti a punti, per non voler riassaporare quella sensazione che da tempo non si prova, quella sensazione di poter dire “abbiamo un pilota forte anche noi”.
Che sia Giovinazzi, quel pilota forte? Si, no, forse. Facile così, chiaramente, ma la risposta non è così immediata. Antonio è sicuramente un pilota molto dotato, capace di conquistare il secondo posto nella Gp2 lo scorso anno alle spalle del compagno Gasly (terzo pilota Red Bull, parcheggiato in Super Formula, ndr), ma anche un buon numero di vittorie nelle formule minori, dai Kart alla Formula 3, il tutto con avversari di grande rispetto e di “valigia” sicuramente ben più gonfia.
Valigia, a proposito. Dopo aver espresso le motivazioni per il si, passiamo a quelle per il no. La valigia di Giovinazzi non è piena. Qualche supporto c’è, senza dubbio, altrimenti arrivare fino a questo punto sarebbe stato tanto utopistico quanto complicato, ma non sono quei (tanti) milioni che i Team di F1 di seconda fascia chiedono ai piloti. Non c’è, per intenderci, la possibilità di acquistare un sedile in stile Maldonado o Gutierrez degli anni precedenti, non c’è la possibilità di finanziare un’intera squadra come il giovane (e molto capace, nulla da ridire in merito) ed inesperto Stroll in Williams, non c’è la possibilità di acquisire quote societarie per garantirsi il posto, in stile Chilton – in passato – ed in parte lo stesso Ericsson. Quindi, il posto, va guadagnato sul campo.
Forse, perchè spesso si deve parlare di opportunità. Chi ci assicura che da qualche parte, sperduto per i più improbabili campionati “alternativi” alla F1 non ci sia qualcuno veramente forte? A volte, avere i giusti agganci può veramente girare la carriera di ogni pilota, sia nelle auto che, ancor più spesso, nelle moto.
Giovinazzi è terzo pilota Ferrari. Bene, ma è l’essere pilota Ferrari un giusto aggancio? Forse, appunto. Ferrari è un marchio storico, ma affiderà mai una macchina ad un ventiquatrenne (il prossimo anno) con poca esperienza? E per finire, Ferrari vorrà un pilota italiano? Visto che sono 25 anni, dal lontano 1992 ed Ivan Capelli, che questo non accade è logico porsi qualche dubbio…
Sicuro è che c’è una seconda opportunità per un ragazzo che la merita. Giovinazzi non è, probabilmente, un personaggio che faccia saltare in piedi sul divano oppure che “buchi” troppo lo schermo, ma è un pilota assolutamente talentuoso che merita un sedile in F1, come l’avrebbero meritato altri piloti – italiani e non – passati per la Gp2 ed il podio finale in questo campionato e che invece sono stati costretti, dalle poche finanze, a migrare altrove.
La sensazione, in chiusura, è che di Antonio Giovinazzi sentiremo ancora parlare in F1. Difficilmente sarà solo di passaggio, difficilmente, dovesse poi far bene al volante della Sauber in Cina, il giovane pilota italiano non terminerà la stagione, o con la scuderia elvetica o con un’altra monoposto, come potrebbe essere la Haas, se Magnussen dovesse continuare a deludere.
Il dubbio è se mai Antonio Giovinazzi avrà la possibilità di correre con la Ferrari. Chissà, forse si. Dopo 25 anni, 26 il prossimo, sarebbe bello rivedere un italiano sulla rossa di Maranello. Ma, prima ancora, è bello vedere la bandiera italiana, dopo tanti anni, in griglia di partenza. E proprio per questo, in bocca al lupo Antonio, Carpe Diem!